Due notizie, vicine nel tempo ma relative a UE e USA, ci danno la differenza nella interpretazione del copyright, e in particolare del diritto di riprodurre contenuti già liberamente disponibili agli utenti.

L’argomento del contendere era molto simile. Due società, una statunitense (Aero) e l’altra del Regno Unito (TV Catchup) riprendono i segnali televisivi in chiaro (free to air) e li ripetono in streaming. Il funzionamento in streaming ovviamente permette di visualizzare un canale con qualunque dispositivo, e non solo con la televisione. Per esempio sul PC, sul tablet o sullo spamtphone. E per questi dispositivi in casa sarebbe possibile farlo anche con dei dispositivi acquistabili sul mercato. Ma con questi servizi non è necessario comperare altro hardware, e comunque i canali sono disponibili ovunque vi sia un collegamento in banda larga, anche mobile.

Inoltre entrambi i servizi offrivano anche la possibilità di funzionare come videoregistratori virtuali, anche se gli inglesi hanno poi rinunciato al servizio per timori legati alla legalità di questo servizio. Entrambi permetto l’accesso esclusivamente ai canali ai quali l’utente avrebbe accesso tramite un normale servizio di televisione tradizionale. Ma aggiungendo un po’ di valore per l’utente finale. Lo fanno in modo leggermente diverso, e i dettagli tecnici potrebbero anche essere importanti.

Sebbene possa sembrare che tutte le televisioni che trasmettono gratuitamente per l’utente finale dovrebbero essere contente di avere qualcuno che permette una ulteriore diffusione del segnale senza dover investire in infrastrutture, le emittenti di tutti e due i lati dell’Oceano Atlantico hanno citato questi servizi per violazione dei loro diritti di proprietà intellettuale.

Ebbene, per Aero è appena giunta una sentenza di una corte di appello federale che sancisce la legalità del servizio offerto dalla società. La questione ora può solo essere portate eventualmente davanti alla Corte Suprema.

Totalmente diverso il destino in Europa per TV Catchup. Il caso è stato portato davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e questa ha sentenziato che il servizio viola i diritti delle emittenti. Si veda qui e qui per due commenti “tecnici”. Ovviamente le televisioni hanno fatto subito festa, per altro accomunando questioni affatto differenti.

Trovo però che la sentenza sia in realtà assolutamente pericolosa, sia per la libertà che per la possibilità di scelta degli utenti finali, coloro che dovrebbero ricevere la maggior tutela dalle istituzioni e dalle leggi comunitarie. Almeno in teoria.

Per spiegare il perché, va prima rivisto il servizio in se. Se io utente ho un televisore, il suo semplice possesso (che in Italia è soggetto a tassazione di scopo a favore della RAI) mi dà diritto alla ricezione dei canali disponibili via etere nel luogo della mia residenza. Le televisioni pubbliche sono per altro obbligate a dare copertura a gran parte della popolazione per via del contratto di servizio.

Però io potrei avere un televisore, aver pagato la relativa tassa e non vedere nulla.

Supponiamo invece che io abbia accesso ad un servizio in banda larga, e che tale servizio mi ritrasmetta inalterato il programma televisivo che è disponibile nelle aree limitrofe ma non per me per esempio perché ho un ostacolo fisico che non mi permette la ricezione del segnale.  Ebbene, io posso finalmente fruire di un servizio pubblico che prima mi era precluso.

La decisione della Corte mi impedisce invece di farlo anche se non vi sono violazioni per il fornitore dei contenuti, anzi, lui stesso raggiunge un utente in più. Ovviamente la chiave qui è che il programma venga ritrasmesso inalterato, ossia con la pubblicità la cui diffusione paga i contenuti prodotti dall’emittente.

Ovviamente mi preclude anche di usufruire del contenuto sul dispositivo a me più utile. Per esempio a letto con in tablet, senza dovermi comperare un secondo televisore. Una bella e utile innovazione uccisa da una sentenza.

Francamente una decisione assurda e incomprensibile, anche considerando che lo stesso servizio è stato considerato perfettamente legale negli USA.

Risulta decisamente prioritario rivedere il sistema delle proprietà intellettuali in Europa, eliminando ogni ostacolo all’innovazione e mettendo al centro gli utenti.

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